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La più meridionale delle città italiane se ne sta appollaiata su un lungo e scosceso sperone dei Monti Iblei, fiancheggiato dai torrenti Santa Domenica e San Leonardo. 
 
Anche le sorti di Ragusa, come quelle di altri centri della Sicilia sud-orientale, restano legate al terremoto del 1693. Fu infatti quello l'evento che diede avvio alla ricostruzione e che trasformò la città in un gioiello barocco.  
 
Il paesaggio, la tradizione, il mare, la storia rendono Ragusa un itineerario di studio ricercato ed affascinante non lontano, per caratteristiche, da quello piu' vasto ed altrettanto unico della Sicilia orientale e di tutta l'isola. E' la terra dove il barocco trionfa in tutta la sua opulenza e genialità. 
 
 
Aut. 18/5/2016 - by Gianni La China (Vision Drone)  
 
Una civiltà che da tempi antichissimi organizza il territorio disegnandolo con la pietra, scavando le pareti di roccia friabile per ricavarvi tombe e abitazioni, facendo svettare le scenografie barocche-cupole, torri, facciate come un teatro di calda luce mediterranea. 
 
Una delle cose che maggiormente stupisce chi visita Ragusa è la netta distinzione tra la parte superiore e quella inferiore (Ibla), erede dell'antichissima Hybla dei Siculi e della successiva Hybla Herai greca. 
 
La città risulta letteralmente divisa in due distinte parti, eredità della ricostruzione post 1693. Infatti, mentre la vecchia nobiltà ragusana decise di ricostruire la città nel vecchio sito nel rispetto della vecchia pianta barocca, la nuova e potente borghesia, costituita dai massari piu' ricchi, decise di costruire una nuova Ragusa sulla collina del Patro, a pianta ortogonale con strade ampie e rettilinee. Ibla faceva leva sugli scorci e sulle piazze che si aprivano all'improvviso e scenograficamente sulle quinte barocche delle costruzioni. Ragusa puntava invece sull'effetto della prospettiva e delle linee di fuga che le strade dritte e le piazze squadrate garantivano. A testimonianza di questa divisione vennero costruite due chiese madri, quella di San Giorgio ad Ibla e quella di San Giovanni a Ragusa. 
 
Toccò soprattutto al celebre arcitetto Rosario Gagliardi e ai suoi allievi darle la marcata impronta barocca preservata fino ad oggi. 
 
Se poi pensiamo alla Provincia come ad un sistema territoriale composto da innumerevoli ricchezze come storia, arte e cultura, non possiamo non considerare in questo valore il paesaggio e le sue risorse naturalistiche. Nel suo itinerario "natura" è quindi indispensabile mettere in relazione tra loro le "riserve naturali" provinciali, autentico patrimonio per la flora e la fauna che ospitano: la riserva speciale biologica Macchia Foresta del fiume Irminio e la riserva naturale orientata Pino d'Aleppio. 
 
Il tratto di costa che da Siracusa arriva a Capo Passero e poi prosegue verso i lidi di Ragusa (es. Punta secca - Commissario Montalbano) è uno scrigno di minuscole spiagge incontaminate, protette e diversificate nella loro forma naturalistica. Affacciate sul mediterraneo, le spiagge del ragusano vivono un'estate lunghissima, con sole africano e acqua calda fino ai primi di ottobre. Non occorre recarsi oltre oceano, la Sicilia orientale ne è ricca e meritano di essere assolutamente raggiunte per vivere esperienze uniche di acque limpide e di sabbie bianche o dorate. Le acque limpide e pulite hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. Il lido di Noto vanta le cinque vele di Legambiente, mentre le spiagge di Santa Maria del Focallo e di Marina di Ragusa sono state premiate con la bandiera blu della Fee, la Federezione internazionale per l'educazione ambientale. 
 
 
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Non solo Montalbano. La Sicilia contadina degli anni cinquanta con le sue tradizioni, le sue passioni e le sue povertà. Pasquale Zenga
 
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